di e con Eleonora Paris e Irene Serini
con il sostegno di residenza artistica AIDA
con il contributo di Regione Toscana




Folle indaga la pazzia che è in ognuno di noi e la sua capacità, ora visibile ora invisibile, d’insinuarsi nella vita di tutti i giorni. Lapsus, dimenticanze, pensieri apparentemente illogici, isterie nascoste, ossessioni difficili da nascondere… e tutta la gamma di psicopatologia quotidiana che tradisce, a nostra insaputa, quel sottile velo che comunemente chiamiamo normalità. In scena due figure, difficile definire con esattezza chi siano perché una volta una delle due sembra un medico e l’altra una paziente, ma forse a guardarle bene è il contrario; una volta sembrano due pazze, talmente pazze da sembrare savie; un’altra volta sembrano due normali che più normali non si può, al punto da sembrare – ancora una volta – due pazze… Le due figure, opposte quasi in tutto, esplorano i confini della normalità e della follia, passando da una scena all’altra attraverso libere associazioni, come nei giochi dei bambini.
Folle ha potuto godere, nel 2022, di una prima residenza creativa grazie al sostegno di Qui e Ora Residenza Teatrale. In questa occasione abbiamo indagato l’argomento attraverso la produzione di materiali scritti e improvvisati. Dal materiale prodotto e da quello studiato, abbiamo individuato alcuni filoni, legati al mondo della follia, che ci interessa approfondire. Abbiamo allenato l’ascolto e la ritmicità come elementi basilari e indispensabili per fondare un linguaggio comune su cui costruire le future scene. Abbiamo lavorato sulle linee geometriche che ci offriva uno spazio che abbiamo immaginato pressoché vuoto, con la sola presenza di un tavolo e di qualche sedia.
Abbiamo poi scritto un copione che ci è servito per dare una prima forma al progetto e presentarne trenta minuti ad alcuni spettatori, come condivisione del lavoro svolto. Al momento abbiamo quindi una prima mezz’ora di lavoro da ampliare e modificare ulteriormente. Abbiamo esplorato le potenzialità di una scrittura comica e non lineare, che si avvale delle libere associazioni come ponte tra una scena e l’altra e tra un personaggio e l’altro. In questa prima occasione di lavoro, abbiamo esplorato una dimensione scenica a 360 gradi, predisponendo le sedie degli spettatori in cerchio. La pianta circolare alleggerisce e mitiga il netto confine divisorio tra chi è in scena e chi è fuori scena. L’obiettivo era quello di favorire un cambio di prospettiva e uno spaesamento fecondo, che predisponesse le persone a ridere delle proprie follie e a mettere in discussione il canone di fruizione tradizionale.