Mario [2019]

con Chiara Gistri
ideazione e regia Caterina Simonelli
locandina e illustrazione Matteo Raciti
con il contributo di Regione Toscana

Mario è uno spettacolo teatrale per 25 spettatori, ispirato alla figura di Mario Tobino, il medico psichiatra nato a Viareggio nei primi anni del Novecento. Il testo dello spettacolo è tratto da “Le libere donne di Magliano”, romanzo scritto dall’autore nel 1953. Lo spettacolo porta in scena l’esperienza di Tobino all’interno del manicomio di Maggiano, dove lavorò e visse a lungo, tentando di restituire una forma alla magia per certi versi tragicomica dell’ospedale. Oltre a lasciar uscire le immagini crude e poetiche che emergono dalla narrazione del medico, lo spettacolo si trasforma a tratti in un esperimento sociale ed interattivo che permette all’intimità degli spettatori di immergersi nello sguardo e nelle parole di questo autore così vicino al cuore e a quella parte folle che ognuno di noi si porta dentro.

“Il manicomio è pieno di fiori, ma non si riesce a vederli”. Queste le parole dello psichiatra scritte all’interno di quel “castello” così pieno di sofferenza e poesia, abitato con la forza e la determinazione che la follia è in grado di manifestare. La follia è un tema che ci riguarda con distanze e modalità differenti. Com’era gestita allora? La concezione della malattia mentale è cambiata rispetto al Novecento, ha attraversato un secolo di grandi contraddizioni e complessità, modificando la psichiatria e il pensiero degli addetti ai lavori. Nel tempo si è sviluppato il tentativo di gestirla in modo umano, consapevole, prudente. Tuttavia il viaggio dentro il manicomio di Maggiano lascia emergere un grande rispetto reciproco tra medico e malati, un rapporto intimo che per Tobino significava vivere giorno per giorno nella quotidianità di quel castello-inferno.

La domanda che questo lavoro ci costringe continuamente a considerare è dove stanno la follia e la normalità, e in che rapporto sono tra loro. Come prendono forma queste categorie? Il disperato bisogno di appartenere ai normali che caratterizza l’uomo, la sicurezza di essere sani, è così fragile che può frantumarsi da un momento all’altro… Chi sono i pazzi?

Primo studio: Viareggio (LU), Cantiere Sociale Versiliese – 23/11/2019